Falsi miti della mastoplastica additiva

La mastoplastica additiva, cioè l’aumento di volume del seno mediante delle protesi, è uno degli interventi di chirurgia plastica più praticati al mondo. Nonostante ciò, esistono ancora falsi miti intorno a questo intervento. Vediamo quali sono e proviamo a fare chiarezza.

Con le protesi non si può allattare. Falso. Le protesi non danneggiano la ghiandola mammaria o i dotti galattofori, in quanto vengono posizionate dietro il muscolo o dietro la mammella. Inoltre non si riscontrano tracce di silicone o altre sostanza nel latte materno.

Le protesi aumentano il rischio di tumore al seno. Falso. È ormai definitivamente accertato che le protesi non aumentano i rischio di tumore della mammella o di altre malattie. In ogni caso, va consigliato alle donne con protesi di fare i controlli di screening annuali, proprio come si farebbe senza aver fatto l’intervento.

Il seno rifatto è freddo. Falso. Le protesi in silicone assumono la stessa temperatura del corpo.

Con le protesi non si può fare la mammografia. Falso. Le donne sottoposte a mastoplastica additiva possono eseguire tutti gli accertamenti diagnostici senologici (mammografia, ecografia, risonanza magnetica…).

Le protesi scoppiano in aereo. Falso. Questa è una delle credenze più diffuse e più bizzarre. Prima di essere messe in commercio, le protesi mammarie vengono sottoposte a diversi test, per verificarne la resistenza ad urti, temperature e pressione. Va ricordato poi che le cabine degli aerei mantengono, in modo pressochè costante, la pressione che si trova a terra. E se non bastasse, bisogna dire che molte delle protesi in commercio arrivano alla sala operatoria attraverso un viaggio aereo, fatto per di più nella stiva non pressurizzata.

Siate percui cauti nei confronti delle chiacchiere, affidatevi a un medico competente per togliervi ogni dubbio e ogni incertezza sull’intervento che desiderate affrontare. Prendetevi cura del vostro corpo senza alcun timore, informandovi da un’esperto del settore.

Italia 6° paese al mondo per interventi di chirurgia plastica

Indagine dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS) in 25 paesi: liposuzione e botulino i trattamenti più praticati. In crescita l’Asia, soprattutto per la rinoplastica.

L’Italia si piazza al sesto posto nella classifica mondiale della chirurgia plastica, sia come interventi praticati, sia come numero di professionisti. È quanto emerge dai dati della ricerca “Global study of aesthetic/cosmetic surgery procedures performed in 2011”, promossa dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS).

Indagine dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS) in 25 paesi: liposuzione e botulino i trattamenti più praticati. In crescita l’Asia, soprattutto per la rinoplastica.

«I dati dell’Isaps sono i più completi che abbiamo a disposizione a livello mondiale e offrono una chiave di lettura importante per interpretare l’andamento del settore della chirurgia plastica» ha detto Gianluca Campiglio, che ricopre il duplice ruolo di segretario nazionale dell’Isaps e membro del direttivo Aicpe (Associazione italiana di chirurgia plastica ed estetica).

Le società di chirurgia plastica nazionali hanno attivamente collaborato per la realizzazione del sondaggio, aiutando a fornire un quadro completo del numero di professionisti che operano nel settore e promuovendo il questionario. Tra queste, per l’Italia c’è anche Aicpe, società scientifica nazionale che raggruppa chirurghi plastici che si dedicano esclusivamente alla chirurgia estetica società italiana.

«Tra i dati più interessanti dell’indagine 2011 condotta dell’Isaps c’è il ruolo dell’Italia, che si conferma e si consolida come Paese chiave nel settore della chirurgia plastica – afferma il segretario dell’Isaps e membro di Aicpe, Campiglio -. Nel nostro Paese si opera soprattutto per aumentare del seno. Nella medicina estetica, a differenza di quanto avviene nel resto del mondo, si registra ancora una certa resistenza nei confronti della tossina botulinica, a causa spesso di informazioni non sempre scientificamente corrette. Ai pazienti italiani piace di più l’acido ialuronico e si sta diffondendo molto anche il lipofilling, ossia il trapianto di grasso autologo».

Interventi più praticati. L’intervento di chirurgia plastica più praticato al mondo si conferma la liposuzione (19.9% di tutte le procedure chirurgiche), “tallonata” dall’aumento del seno (18.9%) e dalla blefaroplastica, il ringiovanimento dello sguardo (11%). Per quanto riguarda la medicina estetica, l’iniezione di tossina botulinica primeggia ovunque, imponendosi con il 38.1% degli interventi. È seguita da acido ialuronico (23.2%) e rimozione dei peli superflui (10.9%).

La geografia della chirurgia plastica. La top five dei paesi in cui si eseguono più interventi di chirurgia plastica vede in testa gli Stati Uniti, seguiti da Brasile, Cina, Giappone e Italia. L’Italia, in particolare è quarta al mondo per numero di interventi di mastoplastica additiva (aumento del seno), con il 5.1% degli interventi, e blefaroplastica, ossia il ringiovanimento dello sguardo, con il 5.9%. Per quanto riguarda la medicina estetica, agli italiani piace soprattutto l’acido ialuronico (quarto posto mondiale, con il 6.4% delle iniezioni) e il lipofilling, ossia l’iniezione del proprio grasso (quinto posto, 5.3%).

L’Asia si conferma il continente in cui si eseguono il maggior numero di interventi da parte di chirurghi plastici. «I paesi asiatici detengono, in particolare, hanno il record di rinoplastiche – osserva Campiglio -. Tra i cinque Paesi in cui è più praticato svetta la Cina, con il 10.8%, che quest’anno ha tolto il primato al Brasile, solo terzo dopo il Giappone e seguito da Stati Uniti e da un altro paese asiatico, la Corea del Sud».

Metodologia: L’analisi dai dati raccolti, piuttosto complessa, è stata affidata alla società Industry Insights, Inc. (www.industryinsights.com), società indipendente degli stati Uniti. Un questionario di due pagine in inglese sul numero di procedure chirurgiche e non chirurgiche eseguite nel 2011 è stato inviato a circa 20mila chirurghi. Non sono stati considerati, a fine statistico, gli interventi estetici eseguiti da professionisti che non sono chirurghi plastici.

ISAPS: Fondata 43 anni fa alle Nazioni Unite da un gruppo di chirurghi plastici, l’Isaps è oggi la più grande associazione di categoria, con 2.360 membri in 93 Paesi. I chirurghi, per essere ammessi, sono sottoposti a una rigida selezione e devono avere precise qualifiche e requisiti. La missione dell’Isaps è duplice: da un lato informare i chirurghi plastici sulle ultime tecniche del settore e dall’altro promuovere la sicurezza per i pazienti.

AICPE: L’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica, la prima in Italia dedicata esclusivamente all’aspetto estetico della chirurgia, è nata con l’obiettivo di dare risposte concrete in termini di servizi, tutela, aggiornamento e rappresentanza. Pur essendo una novità per il nostro Paese, non lo è affatto in molte altre nazioni europee e non, dove esistono da tempo associazioni che raccolgono tutti coloro che si interessano di chirurgia estetica. Ad Aicpe al momento hanno aderito 160 chirurghi in tutta Italia, tra cui si annoverano professionisti di fama e docenti universitari. Membri di AICPE possono essere esclusivamente professionisti con una specifica e comprovata formazione in chirurgia plastica estetica, che aderiscono a un codice etico e di comportamento da seguire fuori e dentro la sala operatoria. Scopo di Aicpe è tutelare pazienti e chirurghi plastici in diversi modi: disciplinando l’attività professionale sia per l’attività sanitaria sia per le norme etiche di comportamento; rappresentando i chirurghi plastici estetici nelle sedi istituzionali, scientifiche, tecniche e politiche per tutelare la categoria e il ruolo; promuovendo la preparazione culturale e scientifica; elaborando linee guida condivise. Tra gli obiettivi c’è anche l’istituzione di un albo professionale nazionale della categoria.

Esperienza clinica: il primo Laser Blue

Esperienza clinica: il primo Laser Blue al mondo che combina 3 lunghezze d’onda per chirurgia e terapia.

 

Giovanni LICATA (Pisa), Francesca PALAMARA (Roma), Maria Rita ANDALORO (Bergamo), Morena SABATTI (Padova), Emilio PIGNATELLi (Padova), Novella DI ZITI (Roma), Daniela ABENI (Brescia), Massimo DANESE (Roma), Andrea ARTIGIANI (Pisa), Savatore FERRARI RUFFINO (Padova), Veronica ZUIN (Peschiera del Garda)

BACKGROUND: Per la prima volta è stato preso in esame l’utilizzo di un dispositivo laser a 3 lunghezze d’onda che sfrutta principalmente quella a 445nm che, al contrario di tutti i laser nella banda dell’infrarosso, non lavora attraverso l’assorbimento dell’acqua bensì della emoglobina e della melanina. Questa particolare caratteristica permette di ottenere grandi vantaggi in campo chirurgico.

In sinergia con la lunghezza d’onda 445nm vengono utilizzate anche quelle a 660nm e 970nm in modo miscelato in quanto sono in grado di fornire supporto per la biostimolazione superficiale e profonda dei tessuti.

MATERIALI E METODI: Il sistema laser con emissione a 3 lunghezze d’onda 445nm, 660nm, 970nm (k-laser blue derma) utilizza la

  • 445nm con maggior assorbimento e selettività della emoglobina e melanina. Questa lunghezza d’onda blue è anche efficace su diversi ceppi batterici, espletando così le sue capacità antisettiche e permettendo di ottenere ottimi risultati nell’indecisione dei tessuti, sia per scopi chirurgici che vascolari;

  • 660nm è in grado di trasferire sulla superficie tissutale una dose di energia ottimale, la quale viene immagazzinata a livello cellulare con conseguente incremento del metabolismo di riattivazione cellulare.

  • 970nm viene assorbita dall’acqua contenuta nel nostro corpo: gran parte di questa emergeva verrà convertita in calore, che aumenta la produzione di collagene ed elastica per una biostimolazione profonda.

 

Sono stati eseguiti trattamenti di:

  • Chirurgia Dermatologica (Rimozione neoformazioni benigne, Lentigo senili e solari, Cheratosi seborroiche, Verruche e Fibromi)

  • Chirurgia Vascolare (Couperose telangestasie del volto e degli arti inferiori, Angiomi rubino e spider)

  • Terapia dei Tessuti (Fotoringiovanimento frazionale e biostimolativo)

 

La metodica viene generalmente eseguita ambulatorialmente, non prevede anestesia se non nella rimozione di alcune lesioni. I diversi manipoli in dotazione si interfacciano con le differenti patologie con parametri pre-selezionati per facilitarne l’uso. La durata del trattamento è variabile a seconda della patologia trattata. Si tratta comunque di un metodo rapido e soft, alla fine del trattamento il paziente può riprendere la sua normale vita sociale, solo in alcuni casi dovrà fare attenzione a proteggere dall’esposizione solare la pelle per circa 2 o 3 mesi come per tutte le procedure laser.

RISULTATI: Esperienza clinica su n.220 pazienti: donne (152) e uomini (68) con età compresa tra 20 e 75 anni. Trattamenti eseguiti* nei vari distretti suddivisi in Chirurgia Dermatologica (90), Chirurgia Vascolare (76), Terapia Dermatologica (38), Terapia dei Tessuti (16).

CONCLUSIONI: L’utilizzo della senologia k-laser blue si è dimostrato efficace in tutte le indicazioni prese in esame, garantendo agli operatori la possibilità di eseguire un ampio spettro di indicazioni patologiche che finora era possibile trattare solo con più tecnologie laser.

Le zone trattate subiscono traumatismi di entità molto basse riducendo i tempi di riparazione tissutale incontrando la soddisfazione del paziente che può riprendere la sua normale vita sociale velocemente.