Impianti glutei, un fenomeno mondiale che arriva anche in Italia

Cosa sono?

Le protesi glutee vengono utilizzate per aumentare e rimodellare il profilo dei glutei.

 

Quando sono indicate? E quando no?

Pazienti di corporatura esile con scarso pannicolo adiposo, sono solitamente buoni canditi all’impianto di protesi per aumentare la proiezione dei propri glutei poiché non vi è sufficiente tessuto per un lipofilling o un riempimento con acido ialuronico.

In donne con spessore del sottocute medio , con tessuto adiposo ben rappresentato possono beneficiare di una liposuzione dei fianchi che insieme all’aumentata proiezione dei glutei, conferisce più femminilità al contorno corporale.

Al contrario se è presente un gluteo abbondante con eccesso di tessuto adiposo, l’impianto di protesi porterebbe ad un aspetto innaturale e sarebbe antiestetico.

Come sono fatte?

Le protesi glutee sono fatte di gel di silicone, con un grado di compattezza maggiore rispetto a quello utilizzato per le protesi mammarie, che sono più morbide. Questo permette alle protesi di silicone di essere più ferme e solide pur restando morbide.

Esistono diverse forme di protesi, principalmente rotonde od ovali, che verranno scelte in base alla conformazione del paziente.

 

Come vengono inserite?

Le protesi glutee vengono posizionate sotto il muscolo grande gluteo o nel suo contesto, attraverso una piccola incisione chirurgica, posta sul solco intergluteo.

 

Un paziente con un sedere ad asse verticale alto è più indicato per una protesi ovale mentre un asse verticale tendenzialmente basso accoglierà meglio una protesi tonda.

L’aumento protesico dei glutei permette di vestire meglio molti capi di abbigliamento e oltre ad offrire una maggiore stima del proprio aspetto fisico proprio come avviene per la mastoplastica additiva, è un intervento altamente personalizzabile.

I tempi di recupero dopo un intervento di protesi glutee sono rapidi ed i pazienti sono in grado di sedersi immediatamente poiché le protesi vengono posizionate più superiormente rispetto al piano di contatto durante la seduta.

Il laser vaginale di ultima generazione

La biorivitalizzazione vaginale con Laser

La vagina, al pari della pelle può beneficiare di un trattamento con luce laser, per ottenere un miglioramento della sua salute ed un ringiovanimento della sua mucosa.

La tecnologia principalmente utilizzata finora è il laser a CO2 od Erbium-Yag che determinano un danno puntiforme, e spesso sotto la  guida di appositi scanner endovaginali.

Ma l’ultima novità in questo campo consiste nell’utilizzo di piccole sorgenti a diodo con lunghezze d’onda specifiche per la mucosa vaginale ricca di acqua e vasi sanguigni.

Cosa permette di curare il laser in campo vaginale?

Atrofia della mucosa

Secchezza vaginale

Incontinenza urinaria lieve da sforzo

Ridurre la dispareunia (dolore durante la penetrazione)

Rimuovere cicatrici endo vaginali post partum

 

Meccanismo d’azione

Lo Shock Termico Acuto, determinato dal laser,  induce il rilascio di una sostanza (Heat Shock Protein) coordinatrice dei fattori di crescita come il TGF (Trasforming Growth Factor beta) elemento chiave nell’attivazione della risposta fibroblastica, in tal modo si stimola la rigenerazione dei tessuti vaginali con un meccanismo foto eutrofizzante, per questo si parla di biorivitalizzazione vaginale.

Esecuzione del trattamento

Il trattamento, assolutamente indolore viene eseguito sotto diretta visione del canale vaginale per una maggiore sicurezza della paziente, generalmente si eseguono quattro sedute a distanza di 30 giorni di distanza l’una dall’altra e si possono eseguire delle sedute supplementari a sei nove mesi di distanza.

Ogni seduta dura circa 20 minuti e dopo la paziente può tornare alla propria vita di relazione, facendo attenzione ad evitare rapporti sessuali per una settimana, saune e piscina per 7/10 giorni.

Dopo, Pressoché assenza di disturbi conseguenti al trattamento, se non una passeggera iperleucorrea (secrezione di muco vaginale)

Un sistema non invasivo per ritrovare il piacere della propria intimità

 

La giusta scelta nella mastoplastica additiva

La chirurgia plastica ha il doppio compito di dover accontentare la richiesta del paziente ed allo stesso tempo apportare una miglioria estetica.

Potrà sembrare che i due aspetti siano in realtà la stessa cosa, ma non sempre è così.

La mastoplastica additiva è forse l’intervento che maggiormente esprime questa dicotomia, soprattutto se i desideri ricalcano uno “stereotipo” dove i canoni estetici non sempre sono rispettati.

Questa mia digressione nasce dalla necessità personale di mantenere e dare un equilibrio estetico agli interventi che eseguo in termini di risultato basato, soprattutto, sulla proporzionalità dell’individuo e nel caso della mastoplastica additiva, della donna.

Gli esempi di come negli anni passati si sia ricercato un aspetto esplosivo del seno anche su fisici esili è evidente a tutti a costo però di sacrificare i rapporti di proporzione tra corporatura e protesi mammaria.

Come è possibile che questo sia avvenuto?

La risposta forse sta nel fatto che la “taglia” del nuovo seno era finalizzata più a riempire eleganti vestiti, pronti a regalare vistosi decoltè su riviste patinate, piuttosto che a privilegiare l’aspetto senza veli della mammella.

Una corsa al volume piuttosto che alla forma.

Questa moda negli anni recenti ha creato un’aspettativa a volte difficile da ottenere senza forzature ed ha oggettivamente messo un pò in crisi i chirurghi plastici.

A tal proposito però va detto che proprio per questa ragione, in considerazione dell’elevatissimo numero di interventi di mastoplastica additiva che vengono eseguiti ogni anno, si sono susseguiti studi di settore volti a comprendere quale fosse in realtà l’aspetto estetico più gradito da donne e uomini di razze e culture differenti.

Le persone intervistate hanno potuto giudicare delle immagini di diverse fotomodelle, sottoposte a mastoplastica additiva, a seno sia nudo che vestito e con caratteristiche differenti tra loro, valutandone così la forma ed esprimendo poi il loro gradimento.

I risultati sono stati opposti al trend di moda proposto dai media, così, l’aspetto molto pieno della parte superiore della mammella a dispetto di quello inferiore e quindi con una proiezione in avanti o verso il basso del capezzolo (come era richiesto da molte pazienti nel desiderio di emulare la star preferita) è in realtà risultato poco gradito a dispetto di un altro tipo di mammella.

Gli studi hanno infatti rivelato che la mammella più gradevole è quella con un polo inferiore leggermente più grande di quello superiore con una proporzione ideale di distribuzione del volume del 45% sopra e del 55% sotto, rispetto al capezzolo, un aspetto più morbido e gradevole sempre, sia con  che senza vestiti.

La proporzione con il torace e l’altezza della paziente, sono chiavi fondamentali per ottenere un buon risultato e grazie alla tecnica adeguata ed all’ampia possibilità di scelta in ambito di protesi mammarie riuscire ad ottenere il risultato desiderato è più semplice anche per il chirurgo.

Il tipo di protesi mammaria può variare in base alla corporatura della paziente, risultando così, a secondo del caso, più indicata una protesi anatomica piuttosto che rotonda, oppure essere questa posizionata sotto la ghiandola mammaria oppure con tecnica dual-plane, o ancora sotto muscolo.

 

Esempio di mastoplastica additiva con protesi anatomica da 375 cc posizionata in dual plane.

 

 

 

Esempio di mastoplastica additiva con protesi rotonde da 225cc posizionate in dual plane.

La scelta del tipo di intervento e di protesi, credo che debba essere sempre condivisa sia dalla paziente che dal chirurgo plastico affinché si possano ottenere i migliori risultati.